BIOPSIA FUSION NELLA DIAGNOSI DEL CARCINOMA PROSTATICO

La biopsia prostatica rappresenta l’esame diagnostico fondamentale nella diagnosi del tumore della prostata. Tale procedura, introdotta ormai alcuni decenni fa, si basa sull’esecuzione di prelievi di tessuto prostatico con l’ausilio di una sonda ecografica (biopsia prostatica “eco-guidata”). La guida ecografica è resa possibile dall’utilizzo di sonde transrettali che permettono di indirizzare l’ago per la biopsia all’interno della prostata passando attraverso la mucosa del retto o la cute del perineo. La sensibilità dell’ecografia prostatica transrettale per il tumore prostatico risulta pari al 50% mentre la percentuale di biopsie positive per neoplasia prostatica è pari al 25%.

Dal momento che l’accuratezza ecografica nel riconoscere le aree tumorali prostatiche è limitata, la biopsia prostatica eco-guidata prevede l’esecuzione di una serie predefinita di prelievi secondo uno schema standard: si tratta pertanto di un campionamento “alla cieca” o “mappatura” casuale (“random biopsy”) e, tranne che per una minoranza di casi, non è possibile eseguire prelievi mirati verso aree tumorali sospette.

In letteratura è riportato un aumento delle diagnosi di carcinoma prostatico all’aumentare del numero dei prelievi bioptici a scapito di un incremento delle complicanze legate alla procedura. Altro dato importante è che il 50% delle diagnosi riguarda carcinomi prostatici clinicamente non significativi che portano ad un overtreatment degli stessi.

Un notevole miglioramento è derivato dall’utilizzo della risonanza magnetica (RM) nello studio della morfologia e della funzionalità della ghiandola prostatica, che grazie a magneti più potenti ha incrementato la sensibilità di questa tecnica radiologica.
Le sequenze RM T2 pesate (particolari sequenze d’immagine ottenute solo in risonanza) sono eccellenti nella valutazione dell’anatomia ghiandolare e della localizzazione periferica di eventuali carcinomi prostatici, inoltre tali sequenze sono particolarmente indicate nella valutazione dopo biopsia poiché altamente sensibili ai cambiamenti post-bioptici dei tessuti, che normalmente ostacolano la ricerca del tumore.
La RM ha una sensibilità superiore nella diagnosi di invasione extra-capsulare e nell’infiltrazione delle vescicole seminali, come pure nel monitorare i pazienti con elevato rischio di ricorrenza di malattia.
La figura sottostante dimostra come le biopsie mirate grazie all’ausilio della RM, risultino particolarmente sensibili nella diagnosi di tumori clinicamente significativi.
La RM consente un’accurata localizzazione della lesione nelle diverse regioni della prostata e,
grazie alla scala PIRADS (1-5), determina il grado di sospetto della stessa lesione (da grado 1: assenza di tumore – al grado 5: altamente sospetto per neoplasia). È pertanto possibile differenziare tumori di grado medio da quelli di basso grado. La biopsia RM guidata, sebbene riduca il numero di biopsie inutili, rimane una procedura con costi molto elevati e con una durata di intervento di oltre 2 ore.

Biopsia prostatica FUSION US-RM

È una tecnologia innovativa che fornisce una mappa tridimensionale della biopsia fondendo le immagini acquisite con entrambe le metodiche, Ecografia 3D e RM, consentendo di avere risultati simili a una biopsia eseguita in RM, ma con una sensibilità 3 volte superiore rispetto una normale procedura bioptica random (27% contro il 7%) e senza lo svantaggio dei costi elevati.

 

Determina perciò un incremento nel riscontro, nel volume e nella localizzazione precisa di neoplasie di alto grado e clinicamente significative soprattutto in quei pazienti che hanno un rialzo continuo del valore del PSA e hanno già subito innumerevoli procedure bioptiche ad esito negativo per tumore prostatico.

 

Quali pazienti possono beneficiare di questa tecnica?

> Con diagnosi di tumore prostatico (ad una precedente biopsia) in regime di sorveglianza attiva (follow up)

 

> Con sospetto di neoplasia prostatica, mai sottoposti a biopsia, che abbiano eseguito una risonanza magnetica alla prostata a scopo diagnostico, risultata positiva per lesioni sospette (con punteggio di PIRADS >=3).

 

> Con precedente biopsia negativa e sospetto clinico di tumore prostatico

VANTAGGI

 Maggiore sensibilità nell’identificare tumori prostatici clinicamente significativi (“maggiormente aggressivi”)

 Riduzione della diagnosi di tumori clinicamente non significativi (“meno aggressivi”)

 Riduzione del trattamento di neoplasie che non rappresentano un pericolo di vita per il paziente
limitando quindi il numero di interventi chirurgici

 Opportunità di riservare sempre più il trattamento chirurgico ai soli pazienti con diagnosi di tumore prostatico clinicamente significativo.

POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI

Le complicanze di questa metodica sono le stesse della biopsia prostatica tradizionale, ma con una minore incidenza, che deriva dal minor numero di prelievi bioptici eseguiti. Il tipo di complicanze dipende dal tipo di biopsia eseguita: transrettale o transperineale.
Le complicanze più frequenti sono rappresentate dalla presenza di perdite di sangue nelle urine (“ematuria”), nel liquido seminale (“emospermia”) o dalla mucosa rettale (“proctorragia”).

Generalmente si tratta di complicanze di lieve entità e a risoluzione spontanea nell’arco di alcuni giorni.
Nella biopsia transrettale si possono manifestare infezioni urinarie conseguenti a contaminazione prostatica da parte di germi presenti nel tratto intestinale.